Matres Matutae: il tesoro del Museo Campano di Capua - itCapua

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Matres Matutae: il tesoro del Museo Campano di Capua

Foto di una Matres Matutae

Foto di Dan Diffendale

Nel cuore della città di Capua è possibile imbattersi in uno dei musei più interessanti di tutta la nostra Penisola. Stiamo parlando del Museo Campano, che può vantare reperti e collezioni di tutto rispetto provenienti non solo dall’ex provincia di Terra di Lavoro, ma da tutto il Meridione. E tra i suoi tesori più significativi, impossibile non menzionare le Matres Matutae. Ma di cosa si tratta?

La scoperta delle Matres Matutae

Come vi abbiamo già parlato in questo articolo, quella del Museo Campano è una realtà di assoluto prestigio per quanto riguarda la conservazione e l’esposizione delle meraviglie storico e artistiche della nostra provincia. Con le sue 32 sale collocate all’interno di Palazzo Antignano, il museo offre un vero e proprio viaggio fra i gioielli della Campania Felix. Aperto al pubblico nella seconda metà dell’Ottocento, la struttura si suddivide in due sezioni: archeologica e medievale. Ed è proprio nella sezione archeologica che è possibile ammirare una delle più importanti collezioni a livello mondiale di Matres Matutae.

Matres Matutae - Reperti
Foto di museocampano2.altervista.org

Probabilmente alcuni di voi non avranno bene a mente di cosa stiamo parlando. Nel 1845 l’architetto Carlo Patturelli durante il suo soggiorno lavorativo a Caserta, decise di realizzare una villa in località Petrara, l’attuale Curti. Gli scavi procedettero senza intoppi per diverse settimane, ma un giorno un operaio si imbatté in una curiosa statua di terracotta. Riportata alla luce, ci si rese conto che si trattava di una figura femminile. Nei giorni successivi ne furono rinvenute altre, ma Patturelli decise di tenere nascosto il ritrovamento. Avrebbe potuto infatti perdere la proprietà del fondo e rinunciare alla villa. Esse furono così nuovamente interrate e celate al pubblico fino al 1873, quando Patturelli – mosso forse dai sensi di colpa – annunciò la scoperta.

Il culto della Grande Madre

Negli anni seguenti furono effettuati diversi studi. Si scoprì che il gruppo scultoreo rimandavano al culto della Mater Matuta, la Grande Madre. Un culto millenario, che affonda le sue radici ben prima dell’età classica. Nel corso dei secoli tale venerazione fu adottata da Greci e Romani. Nella mitologia romana essa rappresenta la dea del Mattino Aurora, la madre della vita, dell’inizio, della fecondità. Una figura ideale per le antiche società agricole della Campania Felix, profondamente legate alla nascita dei figli e all’allargamento della famiglia.

Matres Matutae - Terra Di Lavoro
L’antica Campania Felix

Tale culto si festeggiava l’11 giugno durante la stagione del raccolto, presso il Tempio Boario. Ma non tutti potevano parteciparvi. La cerimonia era infatti riservata alle donne sposate, che si rivolgevano alla Grande Madre per chiedere favori rivolti alle sorelle, zie e a tutte coloro che non avevano ancora trovato marito. Ogni donna entrava nel tempio in compagnia di una schiava che puliva meticolosamente l’area dove si sarebbe svolta la preghiera. Successivamente questa veniva cacciata a frustate fuori dal tempio. Non certo un gesto cortese, ma la realtà era ben diversa all’epoca.

Una collezione da non perdere!

Visto il gran numero di Matres Matutae rinvenute nella zona, si pensava vi fosse un piccolo tempio. Dopo anni di ricerche, tuttavia, non sono emerse strutture di alcun genere. Probabilmente le statue furono prelevate da un tempio e ammassate lungo quei terreni in un secondo momento. Ma sono solo ipotesi. Quel che è certo è che dal 1933 tali gioielli sono esposti al grande pubblico nell’affascinante Museo Campano.

Per la foto di copertina si ringrazia Dan Diffendale

Matres Matutae: il tesoro del Museo Campano di Capua ultima modifica: 2020-01-17T11:02:00+01:00 da Gabriele Roberti

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