L'Arco di Adriano, i resti di una storia ancora da decifrare

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EDIFICI STORICI MONUMENTI

L’Arco Adriano di Capua

Arco Di Adriano - l'arco visto dalla strada

Fonte: wikipedia

L’Arco di Adriano rappresenta il confine geografico e storico tra la nuova e l’antica Capua, ovvero l’attuale Santa Maria Capua Vetere. La storia della sua costruzione è ancora oggi avvolta nel mistero, così come è ignoto l’imperatore a cui è dedicato: la denominazione relativa ad Adriano, infatti, è solo convenzionale, non essendoci documenti che attestano il reale legame dell’imperatore con la costruzione.

Una storia avvolta nel mistero

Una lapide ritrovata nel XVIII secolo e varie teorie di alcuni studiosi hanno portato avanti l’idea che l’Arco Felice (altro denominazione dell’arco) altro non fu che una dedica del popolo capuano all’imperatore Adriano. È infatti opinione comune che l’imperatore romano amasse particolarmente Capua, di cui apprezzava il clima e le bellezze naturali, che conciliavano perfettamente il suo riposo. La città, infatti, crebbe molto grazie a costui, che la collocò ad un ruolo di prim’ordine nell’impero. A riprova di ciò, infatti, egli si adoperò anche per abbellire l’anfiteatro presente nella colonia.

Arco Di Adriano - foto dell'arco

Lo stato attuale dell’Arco di Adriano. Fonte: Geoplan

Quella della dedica al suddetto imperatore, tuttavia, non è l’unica teoria relativa all’arco di Capua. Secondo altri studiosi, infatti, l’Arco potrebbe essere legato ad altri imperatori romani. Traiano, ad esempio, che ordinò il prolungamento della via Appia, o Antonino Pio, che pure tenne in grande considerazione l’altera Roma. L’arco potrebbe essere stato costruito anche dalla gens Flavia, in considerazione del fatto che Capua aveva il titolo di Colonia Flavia Augusta. Le realizzazione in epoca romana, dunque, è l’unica cosa certa. Anche l’aspetto, infatti, non è sempre stato uguale. Varie modifiche e restauri avvennero nel corso degli anni, sia nell’Ottocento (molto importante quello borbonico di metà secolo), che nel Novecento. Nel 1860, al termine della battaglia del Volturno, si collocò una targa contenente un testo di Luigi Settembrini su uno dei piloni. Altri restauri furono effettuati per riparare i danni provocati dalla suddetta battaglia e quelli relativi al secondo conflitto mondiale.

Conservato solo in parte

L’Arco di Adriano di Capua oggi si presenta in cattive condizioni. Dei tre fornici solo quello meridionale è rimasto integro. Di quello centrale, infatti, resta solo il pilastro sinistro, mentre di quello settentrionale sono rimaste sole le fondamenta, che ad oggi si trovano in cortile appartenente ad un’abitazione privata. Come accadde in altri esempi, l’arco aveva un elegante rivestimento. In questo caso uno strato di calcare bianco copriva la struttura, costruita in laterizio. Le arcate dei fornici erano impostate sulla stessa altezza, poco più di sei metri, ma quella centrale era più ampia di quasi un metro e in principio raggiungeva un’altezza superiore rispetto ai laterali. Su entrambe le facciate dell’Arco di Adriano, sono presenti tre nicchie su ognuno dei pilatri, che in origine contenevano delle statue di marmo. Il lato interno dell’arcata, invece, era decorato da raffigurazioni relative alla Deposizione e l’Annunciazione. Le pitture era funzionali nel processo di conversione cristiana ed è ancora possibile intravedere delle macchie di colore sulla struttura.

Arco di Adriano - dipinto di alberti

Un dipinto di Giuseppe Vizzotto Alberti, che raffigura l’Arco di Adriano durante la battaglia del Volturno. Fonte: wikipedia

L’Arco di Adriano, in definitiva, è molto di più di una semplice struttura architettonica. È, infatti, una testimonianza storica romana, oltre a recare il passaggio di altre realtà come quella borbonica e quella patriottica italiana, testimoniata rispettivamente da restauri e dalla targa dettata da Settembrini. E i dettagli che ancora oggi sono avvolti nel mistero, contribuiscono ad acuire il suo immenso, seppur acciaccato, fascino.

L’Arco Adriano di Capua ultima modifica: 2019-02-04T10:22:18+01:00 da Luigi Bove

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