Pier delle Vigne, il braccio destro di Federico II - itCapua

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PERSONAGGI STORIA

Pier delle Vigne, il braccio destro di Federico II

Pierdellevigne

Io son colui che tenni ambo le chiavi
del cor di Federigo, e che le volsi,
serrando e diserrando, sì soavi.

che dal secreto suo quasi ogn’uom tolsi;
fede portai al glorïoso offizio,
tanto ch’i’ ne perde’ li sonni e ’ polsi.

Inferno, canto XIII. Siamo nel secondo girone del VII cerchio, dove dimorano i violenti contro sé stessi, cioè i suicidi. Dante e Virgilio si inoltrano in bosco fitto e tenebroso, senza sentieri, con piante scure e senza frutti. Il fiorentino pensa che i dannati si nascondano in mezzo a quel groviglio di rovi ma, quando spezza un ramo di questi, ecco levarsi una voce sofferente e angosciata: «Perché mi schiante?». È Pier delle Vigne, che in vita fu letterato e braccio destro dell’Imperatore Federico II di Svevia. Nato a Capua nel 1190, divenne un fondamentale collaboratore alla corte del sovrano che adornò Capua della Porta sul ponte romano. Spiega infatti a Dante che il suo potere fu talmente grande da essere il più fidato consigliere dell’imperatore, al punto da influenzare le sue decisioni politiche. Ma proprio per questo si attirò le invidie dei cortigiani e fu accusato di tradimento.

Pier delle Vigne e Dante nel canto XIII dell'Inferno.

L’incontro tra Dante e Pier delle Vigne. Illustrazione alla Comedia di Gustave Doré (1890), The Inferno. Canto XIII.

Un capuano alla corte di Federico II

Nei documenti della cancelleria normanno-sveva compare il nome di un iudex Angelus della Vigna. Si tratta molto probabilmente del padre di Piero, che doveva essere appunto un giudice cittadino. Ciò contrasterebbe con le recenti versioni storiografiche che vogliono il giovane proveniente da una famiglia di umili origini. Anche se la biografia delle sue origini è incerta, possiamo presupporre che, se è vero che nel 1224 il Nostro compare nei documenti capuani come un giudice della Magna Curia imperiale, abbia compiuto studi universitari di diritto. Certo è che per rivestire un incarico così importante (la Magna Curia era l’organo supremo dell’amministrazione giudiziaria normanna) il giovane Piero sarà stato assistito, nella sua formazione di notaio, da un patrono. Questa figura importante, che mise Piero sotto la sua ala protettrice, fu Berardo di Casacca, potente consigliere di Federico II e Arcivescovo di Palermo.

Pier delle Vigne ricordato in una targa a Pontremoli (MS).

Targa commemorativa a Pontremoli (MS), dove Federico II fece accecare per tradimento Pier delle Vigne. Fonte: Wikimedia.

Ben presto alla corte di Federico II Pier delle Vigne si dimostrò capacissimo, di eloquio dotto e maestro dell’ars dictandi, cioè del comporre. In altre parole, il giovane capuano guidava la squadra di notai, calligrafi e letterati che scrivevano le circolari e le lettere dell’imperatore. Da poeta a ministro di corte, da politico fino ad ambasciatore e altissimo diplomatico: dal 1239 Pier delle Vigne rivestì infatti la carica di Logoteta del Regno di Sicilia. Questa funzione gli consentiva cioè di redigere le leggi ufficiali del regno in nome di Federico II, Re di Sicilia e Imperatore del Sacro Romano Impero. Nolo solo: fu anche impegnato in campo religioso nel problema della riforma della Chiesa accanto a Federico II contro la supremazia papale e per l’affermazione della supremazia del potere imperiale.

Dal potere alla rovina

Non sembrava potesse prevedersi una fine tanto ingloriosa per un personaggio apprezzato e illustre come Pier delle Vigne nel regno di Sicilia. Il suo nome lo troviamo accostato alla fondazione dell’Università di Napoli (1224) e alla promulgazione delle Costituzioni di Melfi (1231), il codice legislativo del regno. Quando il papa Gregorio IX scomunicò l’imperatore nel 1239, Piero funse da intermediario per pacificare i rapporti, come lo fu nei confronti del rapporto tra il sovrano inglese Enrico III Plantageneto e Federico II: fu lui a registrare e rendere ufficiale il matrimonio tra Federico II e Isabella, sorella di Enrico III. Il suo lavoro a corte lo rese facoltoso: grazie ai suoi affari e alla sua fama, non pochi familiari occuparono posizioni ambite nei vari territori del regno e numerose proprietà entrarono nelle mani della famiglia della Vigna.

William Blake dipinse l'incontro tra Dante e Pier delle Vigne descritto nella Commedia.

La scena dell’incontro con Pier delle Vigne dipinta dal poeta inglese William Blake, esposta alla Tate Gallery di Londra.

L’enorme influenza che la figura di Pier delle Vigne aveva acquisito presso la corte imperiale suscitò probabilmente numerose gelosie. Non sono chiare le circostanze che portarono l’imperatore a non fidarsi più del diplomatico capuano. Federico II arrivò a definirlo proditor, traditore, forse per fatti di corruzione. Gli eventi si susseguirono rapidamente: ad inizio del 1249 ne ordinò l’arresto a Cremona, lo tradusse in catene di città in città, rinchiudendolo nella fortezza di San Miniato dopo averlo fatto accecare. Il 26 giugno 1249 Pier delle Vigne si spense. La tradizione vuole per suicidio, come Dante ricorda (rifiutando indirettamente l’accezione di traditore, categoria che colloca nel IX cerchio), ma c’è chi sostiene che la morte sopraggiunse per le conseguenze dell’accecamento.

Pier delle Vigne, il braccio destro di Federico II ultima modifica: 2019-04-08T07:49:54+02:00 da Fabio Carbone

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